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Giro dei castelli, seconda parte


Come dice un mio amico: “Il bello di stare in Sicilia è che la moto la puoi utilizzare 365 giorni l’anno”, ed infatti da qualche giorno, complice anche perturbazione proveniente da sud che ha portato le temperature fuori dalla media stagionale, sembra che sia arrivata la primavera, quindi, libero da impegni, decido di conoscere sempre più approfonditamente la mia terra d'origine e la storia che l’ha attraversata.
Avevo già fatto precedentemente altre conoscenze di luoghi simili pieni di storia nel mese di agosto nella zona dell’ennese e del nisseno e così decido per esplorare stavolta la zona del messinese, quindi la sera prima preparo un itinerario con i luoghi più rilevanti che penso meritino una visita e lo carico nel palmare che fungerà da NAVIGATORE.

Sono le 08:15 e mi metto in autostrada, sarà che ho preso cura di sigillare tutti gli spifferi (specie nel sottogola, perché le temperature saranno primaverili, ma fin quando il sole non è un tantino alto il freddo si sente lo stesso, specialmente perché il cielo in nottata è stato sereno) ma stavolta i 115 chilometri di autostrada non mi pesano per niente. L’asfalto scorre sotto le mie ruote mentre osservo la costa jonica che lentamente si sta svegliando sotto un sole piacevole, mi sento in forma e carico positivamente, oggi potrei affrontare tutto (o quasi!!).

Arrivo a Milazzo alle 09:30 e dirigo subito per il famoso Castello, sono un po’ troppo in anticipo e tra una foto ed un’altra scambio qualche parola con il responsabile del luogo riguardo il fatto che il Castello è ancora poco conosciuto e poco valorizzato, forse anche perché avrebbe bisogno di un rinvigorente restauro che si sta aspettando di fare dopo l’esito delle gare d’appalto per l’assegnazione dei lavori. Inizia la visita guidata, al momento sono l’unico “turista” quindi la guida è tutta per me, dettagliata come poche, mi porta in giro per il castello attraversando porte e cinta murarie alcune tra le quali risalenti al 4.000 a.C. circa. Popoli come: greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi, spagnoli e inglesi sono passati da qui ed hanno lasciato ognuno la propria storia. Tra un particolare ed un altro scatto qualche foto e così passano quasi 45 minuti in giro tra una parte dei 7 ettari di terreno su cui il castello si estende. La temperatura è salita ed il giubbotto tecnico con tutte i suoi strati diventa più pesante del solito.

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Lascio la fortificazione e dirigo per Capo Milazzo. Il cielo terso è davvero uno spettacolo, da qui è possibile vedere l’Etna, le isole Eolie, Capo Tindari, il mare limpido poi è davvero un incanto.

Riparto in direzione Santa Lucia del Mela. Durante la recentemente visione di un film sul grande schermo, mi aveva incuriosito l’istantanea di un monastero, quindi dopo accurate indagini sono risalito all’esatta ubicazione dello stesso. Eccolo, è il Castello di Santa Lucia del Mela, comunemente chiamato “Castello Arabo” Fatto costruire da re Federico II d’Aragona originariamente, è stato poi ristrutturato nel tempo per potere raccogliere la gente della pianura sottostante e difenderla dalle invasioni e devastazioni degli angioini. Adibito dal 1695 a seminario, dal 1928 ospita al suo interno l'istituto delle Suore Francescane missionarie dell'Eucaristia Vergine della Neve nell’omonimo santuario. Arrivo ed entro nel cortile spezzando con i miei passi la pace ed il silenzio che regna sovrano in questo luogo di culto, noto che alcune persone si apprestano per preparare la mensa conviviale e vista l’ora ormai prossima a quella di pranzo evito di chiedere il permesso di visitare il luogo, non voglio proprio disturbare. Il piazzale antistante offre un ampia veduta sul golfo di Milazzo e sui paesini circostanti verso nord ed a sud sulla catena montuosa dei Peloritani e così mentre osservo il meraviglioso panorama ne approfitto per fare un rapido spuntino, solite foto di rito con autoscatto e si continua.

E’ la volta di andare a Roccavaldina, anche questo paesino non dista molto dalla strada statale e così in meno di un’ora arrivo. Purtroppo anche qui non vi è la possibilità di visitarlo in quanto è chiuso per restauro, pazienza, mi riserverò di tornare in futuro quando sarà pronto per l’accoglienza.

Proseguo per il mio itinerario verso la prossima tappa ed arrivo a Venetico, ridente abitato posto alla sommità di un colle fra Saponara e Torregrotta, qui nella parte alta, fa capo l'antico Castello risalente al XIII secolo, che ospitò per secoli fra le sue mura, la nobile famiglia 'Spadafora, e che dall'alto del colle, nella ricchezza degli oliveti e dei vigneti, guarda tutto lo scenario sottostante e lo domina. La costruzione però è ormai in abbandono e senza nessuna possibilità di visita - che peccato - dei rovi sul portone d’ingresso ostacolano qualsiasi tentativo di accesso.

Lascio Venetico per dirigere verso casa e mi immetto sulla SS113 che collega Palermo a Messina. Strada facendo, lungo il mio percorso, il Navigatore mi segnala un POI di mio interesse, è il Castello di Spadafora nell’omonimo comune in riva al mare. Questa fortificazione costiera fù edificata alla fine del XVI sec. sotto il regno di Filippo I di Sicilia a salvaguardia delle incursioni dei pirati che all’epoca depredavano le coste dell’isola e come torre di avvistamento, avamposto del Castello di Venetico. La struttura di forma quadrata, ha ai suoi angoli, bassi torrioni sopra dei quali vi sono delle garitte create per la guardia armata dell’epoca. Sono le 14:30 circa, vedo il portone principale d’accesso aperto, mi fermo per vedere se è possibile la visita al suo interno, entro e trovo una simpaticissima guida, che al di fuori del suo orario di lavoro e sfruttando la sua pausa pranzo, molto calorosamente mi invita a visitare la piccola fortificazione che dal 2006 è aperta al pubblico dopo l'acquisizione su dei privati da parte della Regione Siciliana e un restauro a cura della sovrintendenza per i beni ambientali di Catania e successivamente di Messina. Le enormi stanze sono vuote e solo alcune presentano degli affreschi e degli stucchi degni di interesse.

Riparto e di prendere l’autostrada non se ne parla proprio, come dice qualcuno: “la strada retta è per chi ha fretta” ed io oggi non ne ho, il clima e davvero stupendo, decido di percorrere un po’ di strade meno monotone della lunga lingua asfaltata che costeggia il mare e così mi avvio lungo la SS113 che scollinando i monti Peloritani mi porterà a Messina, ma curva dopo curva, arrivato a Portella San Rizzo, posta sull’omonimo colle, decido di salire sulla dorsale che porta fino ad un punto di osservazione che non ha eguali in questa zona, Antenna a Mare (o come viene chiamata dai messinesi “Dinnammare”). Mi inerpico per la stradina ripida fino ad arrivare dove la strada finisce, o meglio l’asfalto finisce, in quanto la stessa proseguirebbe in off road attraversando tutti i Peloritani fino a giungere nei pressi di Portella Mandrazzi sulla stupenda SS185. Mi fermo per gustarmi lo stupendo panorama e fare alcune foto sul trafficato Stretto di Messina, da qui è possibile scorgere anche l’Etna imbiancata, le isole Eolie, Capo Milazzo e toccare quasi con mano la Calabria. I traghetti che fanno la spola tra le due coste prospicienti e le enormi navi che non vogliono fare il periplo dell’isola, sembrano dei modellini telecomandati fedelmente immersi in un plastico che riproduce uno spicchio di controversa natura. La mia vista si allunga su qualcosa che ancora oggi posso andare a curiosare, quindi mi rimetto in moto, scendo e lungo la stradina ne approfitto per dissetarmi in una sorgente di acqua purissima.

Passo sotto un’altra fortificazione, Forte Gonzaga, fatto costruire dal vicerè Don Ferrante Gonzaga nell'ambito del progetto di fortificazione di Messina, voluto da Carlo V, lo stesso rappresentava un baluardo contro la minaccia, sul versante ovest, di attacchi ed invasioni che potevano colpire Messina alle spalle dalla costa tirrenica attraverso i Peloritani.

Mi immetto sulla SS114 e risalgo nuovamente per andare a Larderia superiore dove sono venuto a conoscenza della presenza dell’ennesimo forte bastionato, Forte Cavalli (il luogo dove la mia vista si era allungata da Antenna a mare). Intitolato al generale piemontese Giovanni Cavalli, durante la prima guerra mondiale è stata una delle 22 batterie facenti parte del Sistema Difensivo dello Stretto di Messina,  (al suo interno è ancora visibile il cannone più grande usato nella seconda guerra mondiale). Sono passate le 16:00 da un po’ ed ll sole che oggi ha riscaldato la giornata sta tramontando alle spalle dei Peloritani. La visione che sia ha sulla città di Messina è davvero particolare, i colori caldi dei raggi solari e le ombre che ne scaturiscono ne risaltano ancor di più i contorni sul paesaggio sottostante.

Scatto le ultime foto della giornata che sta per concludersi con gli ultimi 90 km di autostrada dei 350 circa percorsi oggi, mentre percorro quest'ultimo tratto, nella mia mente passano veloci le tante istantanee di tutti i luoghi visitati oggi.

Entusiasta delle ore trascorse in moto arrivo alle 17:30 circa a casa con un sorriso smagliante che nessuno capisce, grazie "Trinacria", ancora una volta mi hai saputo regalare profonde emozioni

Link Utili:

http://spazioinwind.libero.it/gastroepato/castello3.htm

http://www.santaluciadelmela.eu/Storia/IlCastello.html

http://www.fortecavalli.it


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