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Castello di Mussomeli

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     Nell’estrema punta nord-occidentale della provincia di Caltanissetta, a pochi chilometri da Mussomeli, si erge maestoso sopra un promontorio calcareo il castello Manfredonico, edificato nel 1370 per volere di Manfredi III Chiaramente come un “nido d’aquila fuso nella rupe” tra i meglio conservati di tutta la Sicilia. Si dice che fù costruito sui resti di una fortezza araba. All’interno è visibile la Cappella, dalle intense atmosfere mistiche, la Sala detta dei Baroni, con i portali in stile chiaramontano, la “cammara di li tri donni”, dai toni delicati e dell’arredamento estremamente curato che rispecchia il gusto femminile. Interessanti sono anche le sale dalle volte a crociera, la Sala degli archi ogivali, i sotterranei nei quali, secondo le voci popolari, venivano custoditi meravigliosi tesori e dove accadevano misteriose vicende. Ma le stanze del Castello Chiaramontano, oltre che per le decorazioni delle loro mura, in certi casi si fanno interessanti anche per le oscure vicende che in essi si svolsero in passato e che hanno da sempre alimentato la fantasia popolare, dando vita a racconti a metà tra la storia e la leggenda. Un rupe gigantesca rupe calcarea, alta circa 80 metri e completamente isolata dei rilievi circostanti costituisce il possente basamento naturale del castello di Mussomeli. Vi si entra dopo una salita di circa 30 m. dal piano di campagna e si passa sotto una porta che conduce all’interno della prima cinta muraria. Dopo una seconda rampa, si arriva all’ingresso vero e proprio del castello che immette nel cortile. Un portale gotico, ingresso monumentale del castello, immette nella grande sala dei Baroni. Si arriva poi alla stanza di li tri donni dove, secondo una antica leggenda sono state murate, vittime di un conflitto di gelosia, le tre sorelle del Barone partito per la guerra e dallo stesso trovate morte di fame al suo ritorno, Da queste stanze si passa alla sala detta “del camino” con volta a crociera da un’altra sala identica a quest’ultima; attraverso un passaggio si arriva quindi ad una delle torrette semicircolari. Nel 1549 il Castello Chiaramontano di Mussomeli venne acquistato da don Cesare Lanza, già signore del Castello di Travia, e grazie al quale venne elevata al ruolo di contea. Cesare Lanza, era il padre di Laura Lanza che nel dicembre del 1543, a soli 14 anni, era stata data in moglie a Vincenzo II La Grua, barone di Carini. Il matrimonio fu il sigillo di un contratto economico stipulato fra i due suoceri, Pietro La Grua e Cesare Lanza: Ma la sventura si abbatté sulla famiglia Lanza nel 1563 quando il Barone La Grua informò don Cesare che la figlia, da anni, ha una tresca con l’amico d’infanzia, Ludovico Vernagallo. La leggenda vuole che egli, per difendere l’onore del Casato, cavalcò dal Castello di Mussomeli fini la Castello di Carini, dove abitava Laura e cogliendola sul fatto, decise d’assassinare la propria figlia, strangolandola e che poi, il conte, divorato, dai rimorsi per aver commesso l’infame delitto, decise di rifugiarsi nel suo “nido d’aquila” ad espiare. Ma i fatti al castello di Carini furono altri. Tante sono le leggende che si raccontano su castello di Mussomeli che sembra essere lo scenario perfetto per fatti tragici e cupi. Una di esse narra del suicidio per amore di un soldato innamorato della figlia del potentissimo barone Manfredi Chiaramente. Costanza Chiaramonte era promessa a Ladislao d’angiò, re di Napoli, che aveva bisogno delle ricchezze del futuro suocero per proseguire le sue lotte contro LuigiII d’angiò, suo rivale per il trono napoletano, Manfredi, venuto a conoscenza del sentimento nato fra i due, diede ordine di rinchiudere il soldato i una segreta e di farlo morire di fame. Il giovane, riuscito a fuggire dalla cella ma non dal castello, per sottrarsi a quella condanna, preferì gettarsi giù da una torre. Un’altra leggenda narra della raccapricciante uccisione di un gruppo di nobili, che vennero fatto cadere in un trabocchetto e lessati vivi con getti di olio bollente.

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